Lunedì, 21 Settembre 2020 - Sei nella categoria: Notizie
Una coppia di sposi dalla lontana Francia, un legame mai reciso col Mediterraneo, la sontuosa Cattedrale di Gerace, il fascino del Palazzo a Locri, ecco gli ingredienti magici di un matrimonio che è stato un ritorno ad una Itaca mai dimenticata.
Il richiamo del ritorno soffia nello Zefiro di Calabria. Un canto di sirene attira verso le origini, in direzione di una Itaca che rimane paziente ad aspettare. Questa nostalgia, che si imprime nel cuore abitato da radici lontane, prima o poi finisce per straripare in un desiderio di recuperare i colori e gli odori familiari, toccarli, baciarli in fronte. E quale giorno migliore per farlo, se non quello delle proprie nozze.
Questo sentimento profondo, ha animato il matrimonio che ho allestito al “Palazzo” a Locri (RC). Lui francese, lei di origini calabresi, hanno deciso di attraversare le Alpi e tuffarsi nella Magna Graecia per dirsi di “sì”. Quello che sognavano era un matrimonio in cui la tradizione si respirasse ad ogni angolo e la grande bellezza del Sud avvolgesse tutti gli invitati. Il fascino seducente del Mediterraneo meritava una ricerca accurata di ogni dettaglio. Volevo che i complementi non fossero semplici oggetti ordinati secondo cromie precise, ma che raccontassero una storia fatta di arte, cultura, sapienza, racconti tramandati
Il giorno delle nozze ha avuto un battesimo incantevole. Il Duomo di Gerace, la più grande cattedrale della Calabria, ha accolto gli sposi sotto un cielo turchese. L’opera è considerata il monumento più rappresentativo dell’architettura bizantino-romanico-normanna calabrese. Con la sua facciata possente, da fortezza, e l’interno a tre navate sorvegliato da venti colonne granitiche, è un capolavoro che il tempo ci ha consegnato per averne cura. La cripta sotterranea si dirama in due direzioni, Est-Ovest e Nord-Sud. Al suo interno si trova la Cappella della Madonna dell’Itria, in cui sono conservati tesori inestimabili. Questo luogo straordinario, dedicato a Santa Maria Assunta, è una miscellanea perfetta di stili ed età diverse che convivono insieme da secoli, arrivate fino a noi nella forma di un’opera di sontuosa bellezza.
Per coprire la grandiosità della navata, lunga quasi 60 metri, ho fatto realizzare una passatoia su misura che coprisse l’intera passeggiata della sposa fino all’altare, la più grande che abbia mai progettato. L’allestimento ha richiesto uno studiomolto attento. Volevo rispettare al massimo la solennità della Cattedrale senza snaturarne l’essenza ma al tempo stesso era mia intenzione donare, con fiori e complementi, il giusto colore al rito religioso. Ecco perché la mia ricerca è partita proprio dalla storia. Ho scelto degli splendidi vasi in ceramica creati artigianalmente a Seminara, da cui traboccassero rami di ulivo e mirtillo. Le fogge richiamavano le tipicità di questo tipo di manufatti. Ecco quindi le classiche lancelle, gli orci a forma di riccio (chiamati anche porroni), le brocche a becco, le maschere apotropaiche. Ogni pezzo, creato dall’argilla del posto, è tinto con colori preparati in antiche macine, ricavati dal p
Per il progetto dell’allestimento in location, ho pensato non solo alle forme e alle cromie, ma anche all’elemento olfattivo che è determinante percreare l’alchimia giusta. Un matrimonio in stile calabrese vuole il colore, lo chiama, lo attira, perché crea movimento, gioia. Il Sud profuma di campi che si perdono alla vista e degli aliti aromatici delle verdeggianti colline punteggiate di ulivi. A volere immaginare questa sensazione col tatto, ci si vede afferrare in un pugno la terra umida e profumata di mattino fresco. Riuscire a realizzare queste suggestioni è stata una bellissima sfida. Per i decori mi sono affidato a dettagli antichi, come vecchie biciclette sormontate da strutture in legno illuminate da lampade spioventi, alla bellezza della natura mediterranea e ai suoi fiori, adatti a rimandare sfumature e contrasti selvaggi: echinops, rose, elicrisi,
Anche la torta, una nude cake, era in perfetta armonia col contesto gioioso, ricco di sentimento e legami ancestrali che non si recidono mai, neanche con la lontananza.